Existential works in progress

Existential works in progress

martedì 29 gennaio 2008

Crisi, tutto dipende da come..la si riporta

In questa crisi di governo, su cui nulla ho scritto sebbene nel mio animo si agitassero oscure passioni una cosa mi colpisce: i capelli di Franco Giordano. Sono cambiati. Improvvisamente rossicci, con una sorta di incredibile riportone. Insomma, parlano da soli. E poi dicono che la sinistra radicale non c'entra nulla! (a proposito di Giordano, potrà finalmentre ritirarsi nel suo famoso casale da 200 metri quadri. O erano di più?).

sabato 26 gennaio 2008

blog-tamagoci

Chiedo scusa ai miei sparuti lettori e co-bloggisti per il lungo silenzio. Purtroppo il blog è un po' come un figlio, lo devi nutrire se non ogni sei ore almeno una volta al giorno, sennò muore. Anzi no, è un po' come il tamagoci, lo ricordate? Il pupazzetto elttronico che se non gli davi cibo, elettronico, si spegneva. Che fatica, insomma!
Ma pazienza, si ricomincia.
E proprio nel momento più buio per il nostro paese.

lunedì 7 gennaio 2008

Teocretini

Era sicuro. Sapevate chi era stata l'unica ad attaccare, se pure con toni assolutamente civili, Giuliano Ferarra, parlando di un suo "trappolone" teso a laici e Pd? Emma Bonino, che, pur non parlando come un libro stampato nè essendo un'intellettuale raffinatissima, a me sta un sacco simpatica. Beh, puntuale, arriva oggi l'insulto del Foglio, che l'accusa di essere violenta, ideologica e incapace di dialogare con pacatezza. Proprio dal Foglio arrivano queste critiche? Il giornale dagli articoli moderati e ragionevoli!!!???? Certo c'hanno proprio la faccia come il culo.
Qui trovate l'intervista di Emma Bony. Leggetela!

domenica 6 gennaio 2008

Tutto è relativo

Non amo molto chi attacca in continuazione la Chiesa sulla questione come la pedofilia (e non perchè non la ritenga grave, of course). Mi sembra in fondo che a differenza di altri peccati commessi dai prelati, su questo (ma probabilmente non potevano fare altrimenti), ci sia stata una qualche forma di mea culpa. Però certo alcune dichiarazioni, come quella del cardinale Claudio Hummes, sono un pochettino sconcertanti. «Ovviamente - dice Hummes - si deve sempre ricordare che solo una minima parte del clero è coinvolta in situazioni gravi, neppure l'uno per cento ha a che fare con problemi di condotta morale e sessuale». Ora, visto che i preti sono circa 406.000, questo in altre parole vuol dire che ci sono quasi 4000 preti pedofili! Certo, ladri e scassinatori sono ben di più, però...

sabato 5 gennaio 2008

Il lancio del feto (nel Pd)






Giuliano Ferrara vuole essere ascoltato dal Pd, in qualità di Difensore della Vita. Nulla da stupirsi, ognuno ha le sue manie. Il punto è che dal Pd nessuno ha detto no e anzi qualcuno (Peppino Caldarola, ad esempio) trova interessante e proficuo il confronto (da leggere in proposito anche la delirante intervista del membro della commissione nazionale Pd Stella Fabiani sul Foglio, che dice che Ruini è l'unico rappresentante della laicità rimasto e che Ferrara gli è sempre più simpatico, perchè lo sente sempre più in sintonia).
Insomma, il Giulianone è ormai vittima di mania di onnipotenza, detta l'agenda dei cattolici e ai laici, vuole addirittura cambiare la carta dei diritti dell'uomo. Ma la colpa non è sua. Se un tizio comincia a dire che il cielo è fucsia e tutti, invece che portarlo al Cim, cominciano a balbettare, a interrogarsi, a dire "Beh, in effetti c'è un colore rosato", "Ne dovremmo discutere", "Occorre aprire il dibattito", "E' un tema importante", beh chi sono i pazzi?
Insomma: esiste una cultura laica, felicemente sicura di sè, radicale e potente? E se sì, qualcuno l'ha vista?

venerdì 4 gennaio 2008

Mattatori

Stasera prima puntata di Matrix del 2008. Comincia il ciclo "I (grandi) mattatori". Figure epiche, che hanno fatto la storia. Chi apre la serie? Christian De Sica. Il mattatore del cinepanettone.

Fate l'amore non fate l'aborto?

(avvertenza: post un po' moralista). Benissimo. Voglio vederli tutti, allora, quelli che intendono rivedere la legge, Buttiglione e Ferrara in testa, Bagnasco e Ruini pure, e tutto il corteo di coloro che li seguono passivamente, fare campagne a favore dell'uso dei contraccettivi. E magari andare la sera alla stazione Termini e in tutte le stazioni d'Italia, a distribuire preservativi agli immigrati (sono quelli che abortiscono di più). E poi sulle strade delle prostitute, e poi la mattina nelle scuole.
Qualcosa mi dice invece che questi luoghi saranno deserti.

Cattolici e laici schiavi di Ferrara




Troppe cose andrebbero dette su questa orrenda disputa sull'aborto. Orrenda non perchè di aborto non si possa discutere, come di diagnosi prenatale, selezione degli embrioni ed altre delicate cose ancora. Orrenda perchè ancora una volta il dibattito culturale è stato innescato dal gran faraone Giuliano Ferrara. I cattolici, che ne sono schiavi psicologicamente e ideologicamente, si sono subito accodati, inchinandosi al sacerdote ateo direttore del Foglio. E fanno veramente schifo, perchè sono incapaci di portare avanti autonomamente le loro battaglie, con solidità di argomenti e dignità, come se fosse Ferrara a dovergli insegnare come si difende la vita!!
Ma peggio ancora sono i laici, e non solo quelli del Pd, ma anche quelli che scrivono sui giornali e i giornalisti stessi. Anch'essi succubi, terrorizzati dall'andare contro al Vangelo-Foglio, tutti cercando di comprendere le ragioni della moratoria, discutendone i dettagli, pur magari nelle critiche. E invece il punto è che bisognerebbe rifiutare di affrontare il tema aborto a partire da una campagna lanciata subito dopo il meraviglioso successo di una moratoria contro la pena di morte, e gettata nel dibattito apposta, per scherno, per gioco, per sollleticare i cattolici, per mettere nel panico i laici. E così, puntualmente è avvenuto.
Sogno un giornale alternativo, dove si faccia cultura, seriamente, laicamente, duramente, e dove si possa bellamente ignorare le posizioni del Foglio - proprio come Ferrara fa con le posizioni diverse dalle sue, che però lui tratta con incomprensibile disprezzo, odio e scherno – e lanciare idee nel dibattito pubblico senza secondi fini, ma con l'unico obiettivo di una comprensione dei dilemmi che accompagnano la nostra vita politica e privata.

Nuovi paternalismi

Queste comunque le conseguenze (a Milano) della voglia di "ripensare l'aborto per dare maggiore consapevolezza alla donna e per darle più tutele":

«Nuovi limiti all'aborto terapeutico, vietato dopo la 21esima settimana (o, tutt'al più, dalla 22esima e 3 giorni). Non solo: l'interruzione di gravidanza per motivi di salute della donna vincolata al via libera di un'équipe di specialisti (tra cui, eventualmente, anche uno psichiatra). E il divieto dell'aborto selettivo in una gravidanza gemellare in assenza di reali problemi fisici o psichici della paziente».

Nuovo paternalismo. E come pensate si possa decidere se una donna è pronta o meno ad avere un figlio in poche ore? Tramite un colloquio o un test psicologico? Mi vengono i brividi.

giovedì 3 gennaio 2008

La giornata del papa

Il Corriere pubblica un disegnone a forma di orologio con tutta la giornata del papa. Apprendiamo che: a pranzo mangia solo un secondo e beve vino rosso e aranciata (evidentemente ben consigliato dai dietologi di lunga vita). E che soprattutto, la sera alla 20 si siede sulla sua poltrona e vede il tg1. Ma chi gliele ha date queste notizie? E se il papa, che so, volesse vedersi i cartoni animati che precedono il tg2? Che ci sia lo zampino di Riotta?

Il coraggio di Colajanni: dalla rivoluzione all'insalata russa

Prima di lanciarmi nel dibattito sull’aborto, propongo una riflessione stimolate dalle pagine del Corriere di ieri, 2 gennaio. In prima, un articolo di Galli della Loggia (mi tocca citarlo, come Battista: e proprio ad inizio anno. Speriamo non porti male), che parla dell’allontanamento sempre più vistoso di laici e cattolici. Una divaricazione che renderà assai difficile l’esistenza del Pd. Il Corriere decide poi di confermare questa tesi – questa solo è la spiegazione dell’incredibile articolo a pagina due – con l’intervista a Luigi Colajanni, proveniente da nobile famiglia, che, vivendo a Malindi sei mesi l’anno, ci illustra in mezza paginata (notare: al racconto drammatico del vescovo keniano Cornelius Koris è dedicata una colonnina minuscola) il suo capodanno a base di pesce (opss, no, scusate, a base di insalata russa, che a lui «piace tanto»). Copio le sue affermazioni senza commento:

«Francamente—ce ne siamo fregati. Eravamo io con mia moglie, Chicco Testa e famiglia, Giovanni Minoli e la moglie Matilde Bernabei, Pietro Calabrese e pochi altri. Cena a casa mia sulla spiaggia a lume di candela. Non impazziamo per il pesce, abbiamo mangiato invece un’ottima pasta. L’unica cosa, ogni tanto qualcuno brindava dicendo: Buon capodanno, se non ci tagliano la gola. La verità è che quelli come me che sono a Malindi non si fanno impressionare tanto facilmente. Siamo gente fredda, che ne ha viste tante. Vivere qui è una scelta che non comporta invidia, perché tutti lo possono fare. Ma serve il coraggio. Il coraggio, quando si va in pensione, di scegliere Malindi invece di rifugiarsi, che so, ad Abbiategrasso».

Ha ragione Galli della Loggia: se l'alternativa è tra Binetti e Colajanni meglio la fuga

Ratzinger e il trionfo del privato

Questo papa mi ha deluso più volte per la sua assoluta noncuranza verso temi pubblici di portata mondiale, come la lotta per la pace e contro le disuguaglianze sociali, a favore di una ossessione per questioni di carattere ginecologico-andrologico. Ma la cosa era comunque comprensibile, per quanto deprecabile. Tuttavia, che ora, addirittura, affermi che la soluzione dei primi dipenda dai secondi (cioè che la pace dipende dalla coesione della famiglia) è davvero il colmo!

Paradossi

«Franceschini spiazza l'Unione». Franceschini spiazza?

martedì 1 gennaio 2008

2008



(Collezione Peggy Guggenheim, Venezia)

Elogio del tragico: riflessioni su religione e laicità

Il primo giorno del 2008 mi tocca lodare un articolo di Pierluigi Battista? Lo so, lo so, non dovrei. Ma oggi i giornali non erano in edicola, e in queste ore non ho potuto fare a meno di ripensare a quantro ha scritto il vicedirettore del Corriere lunedì 31 dicembre sul'«ateologia» di Philip Roth. Sebbene come al solito finalizzi la sua riflessione ad una critica ai "laicisti" che tanto odia, tuttavia la sua tesi non si può non condividere: la Chiesa, dice Battista, si confronti non con gli atei-macchiette ma contro chi, come Roth, sferra un colpo mortale al cuore del cristianesimo, mostrando l'assoluta assenza di senso del mondo.
Lo allego tutto, è bello assai. Interessante notare come si tratti di una riflessione speculare a quella di Massimo Cacciari, che il filosofo veneziano ha espresso nell'intervista alla Stampa (che trovate qui: http://www.margheritaonline.it/stampa/scheda.php?id_stampa=31558).
Dice Cacciari: «Oggi non esiste più un rapporto essenziale, profondo con la tradizione cristiana. Invece gli anti-Cristo ce l'avevano». E critica i laici alla Odifreddi, «che ridono della morte di dio e credono che i problemi della Chiesa non riguardino i laici». Anche Cacciari coglie il punto: la negazione di Dio non può mai essere allegra e buontempona, perchè se Dio non esiste e la nostra vita non ha alcun significato, l'unico registro veritiero è quello tragico.
E allora forse il problema vero è questo: laici e cattolici di oggi hanno perso, entrambi, il senso del tragico e dell'immensità dei quesiti che riguardano la nostra vita (che non hanno nulla a che fare nè col mettersi il preservativo, nè col toglierselo).

Roth e l'ateologia della disperazione
«Ma perché le autorità cristiane si allarmano tanto peri sussidiari a-teologici di Michel Onfray; per i pamphlet antireligiosi di Piergiorgio Odifreddi; per le apologie scientiste di Richard Dawkins; perle inti-mazioni al silenzio pronunciate dai pulpiti accademici e giornalistici di un laicismo ideologico sempre più spento, legnoso, ripetitivo, ossessivamente chino sulla riformulazione catechistica della vulgata tardo-illuminista? Ma davvero credono che il pericolo venga da qui? E invece, se proprio sentono 11 bisogno impellente di annusare l`odore di zolfo nelle pagine di un libro, non dovrebbero piuttosto cercare nell`opera di quel distruttore nichilista di Philip Roth il vero esplosivo che ha disintegrato l`armonia tra il mondo e la religione, la rappresentazione sgomenta di un mondo abbandonato da Dio e consegnato all`angoscia senza redenzione? Eccoli, i testi pubblicati in questo 2007 in Italia, che se ci fosse ancora il famigerato Indice dei libri proibiti meriterebbero di fa compagnia alle opere più maledette della storia: «Everyman» e «Patrimonio» (tutti e due editi da Einaudi). Nell`anno dell`enciclica papale «Spe salvi», in questi romanzi si raffigura la più radicale assenza di speranza, la disperata impotenza di fronte allo sfacelo di un corpo che finisce per sempre, di una vita che si decompone, di un`esistenza che si chiude senza gloria e nell`assolu- ta, inattaccabile miscredenza in un aldilà di resurrezione».

E ancora:

«Fuse insieme, le due opere di Roth trovano compimento simbolico, paradossale perché non deliberato, nella forma di un`anti-enciclica.
Sono la tragedia moderna del nostro destino condannato alla finitezza, raccontata senza enfasi titanica, ma come il referto di una patologia che divora la carne e l`anima riducendo in polvere tutto ciò che nella vita aveva dato un senso di pienezza. Sono il sarcasmo aspro, lo humour nero, l`ironia autodemolitrice che imbevono tutti i grandissimi libri di Roth, ma che in queste due opere dilagano senza scampo, per l`autore e per i lettori. Perché non possiamo non dirci cristiani, diceva Croce. Perché, dopo la morte di Dio, non possiamo non essere disperati, ribatte spietato Roth.
Che non perdano tempo, i credenti devoti, a polemizzare con i sacerdoti della contro-religione laicista perché, in fondo, anche loro credono in qualche surrogato di divinità secolare: la scienza o la politica, la storia o l`etica. Sono audaci, sicuri di sé, dogmaticamente certi di possedere anch`essi una (laica) verità. Il mondo di Philip Roth, no.
Non crede in niente, non si aggrappa a nessun succedaneo di speranza. Vive, si disfa e muore come se Dio, nessun dio, esistesse: perciò merita l`inferno, la censura; le fiamme che consumano le parole del diavolo. I credenti immaginano che a scavare la fossa della religione siano gli stentorei proclami di chi riempie migliaia di pagine per liberare l`umanità dalle imposture della fede. E non capiscono che bastano poche righe di uno scrittore straziato dalla http://www.margheritaonline.it/stampa/scheda.php?id_stampa=31558morte del padre per spegnere ogni barlume di speranza e voltare le spalle a ogni trascendenza. Come se, dissolta ogni speranza, non restasse che il dolore. Al rogo Philip Roth».

Il mondo visto da un Tir


La stampa è un giornale che mi piace sempre di più. Il 31 dicembre, oltre ad uno speciale sulla voglia di "futuro" e contro i passatisti di ogni genere e forma, dedica due pagina, curioso, ad un reportage sull'Italia vista da un Tir. Suggerisco di abbinare la lettura dell'articolo al magnifico libro della scrittrice spagnola Alicia Gimenez Bartlett, "Vita sentimentale di un camionista" (Sellerio).